Una goccia nel mare

Una goccia nel mare

Rappresentazione
Montaggio documentario/concerto attorno alla figura di Otto Adolf Eichmann, gerarca nazista processato nel 1961 a Gerusalemme, cui fanno da contraddittorio le pagine di diario di Etty Hillesum, giovane scrittrice olandese morta ad Auschwitz nel 1943. Musiche della tradizione religiosa ebraica, composizioni di Alban Berg, Ernest Bloch, Maurice Ravel.
 
Voci soliste
Dora Spanò, Liu Tong, Chen Shuheng
 
Direzione dei cori
Prof. Francesco Loregian, Conservatorio di Musica “Lucio Campiani”
Proff. Daniele Braghini, Romano Adami, Liceo Musicale “Isabella d’Este”
 
Lettrice
Giovanna Maresta
 
Ideazione e montaggio video
Giovanna Maresta
 
Direzione musicale
Luca Colombarolli
 
Tecnico al montaggio
Simone Montagnini
 
Luci
Adriano Bigi
 
Proiezioni
Gabriele Pavani
 
Direzione tecnica e fonica
Daniele Grassi
 
Ensemble strumentale
Luca Colombarolli, pianoforte
Giacomo Invernizzi, violino
Marco Zante, Alessandro Gallina, violoncello
Daniele Braghini, Gaia Bergamaschi, flauti
Francesco Bonfà, chitarra
Eva Perfetti, arpa
Elisa Goldoni, fisarmonica
Valentina Martinelli, Nicol Merzi clarinetto
Giampaolo Etturi, Laura Chittolina, Marco Rizzi, sassofoni
Leonardo Caleffi, percussioni
 
Trascrizioni
Igor Bianchini
 
 
Introduzione alla rappresentazione
Otto Adolf Eichmann in qualità di “esperto della questione ebraica, di responsabile dell’Ufficio 4B4 della Gestapo e dell’Ufficio Centrale per la Sicurezza del Reich” fu uno dei principali responsabili ed organizzatori della terribile macchina delle deportazioni pianificata dai nazisti. Il 20 gennaio 1942 alla Conferenza di Wannsee, alle porte di Berlino, alla quale partecipa Eichmann, viene decisa la “soluzione finale”. Il suo compito sarà quello di attuare tale progetto, dirigendo ed organizzando i trasferimenti degli internati verso i campi di concentramento e i centri di sterminio di tutta Europa . Al Processo di Norimberga, il primo del dopoguerra contro i criminali nazisti, Eichmann è invece il grande assente. Quando per la prima volta comparirà di fronte al Tribunale di Gerusalemme, il “contabile dello sterminio” sembra essere nulla più che un grigio burocrate. Siamo nel 1961. Per tutta la durata del processo la sua difesa non cambierà. Egli si ritiene non colpevole ed afferma di aver eseguito solo ordini superiori come dovere di ogni buon soldato. Non basta questo a convincere i giudici, che lo condannano a morte. Non tutti – e tra questi Martin Buber e Gershom Scholem – approvano l’esecuzione, perché il sangue di Eichmann non può in alcun modo risarcire tutto il sangue versato. Al di là del verdetto, questo processo che ha segnato la storia del 1900, contiene un significato molto più importante. È il primo processo mediatico ai responsabili della Shoah. Una troupe americana, diretta da Leo Hurwitz, è chiamata a filmare per mesi, udienza dopo udienza, il processo che verrà poi trasmesso e reso visibile a tutti. È la prima volta che si vedono sfilare i testimoni, chiamati da ogni parte del mondo a raccontare gli orrori, visti e subìti. È un momento di profondo choc per coloro che hanno appena ricostruito le proprie esistenze edificando lo Stato di Israele, ma anche un momento fondamentale di profonda presa di coscienza collettiva di ciò che ha significato la Shoah. Ben Gurion, fondatore del giovane stato ebraico, facendo rapire Eichmann rifugiatosi negli anni ‘50 in Argentina dove le leggi ne impediscono l’estradizione, ha voluto portarlo a giudizio e con lui tutti i crimini contro il popolo ebraico. Nazista della prima ora, dal 1932, Eichmann viene dapprima incaricato di organizzare una “emigrazione” forzata degli ebrei dalla Germania. In un secondo tempo, come esperto di trasporti, gli verrà affidato il compito di “ottimizzare” la macchina delle deportazioni, implementando la rete ferroviaria e garantendone la massima efficienza. I vagoni merci caricano ebrei, strappati dalle loro case e privati di tutti i loro beni, li trasportano ai campi e tornano carichi di merci per non compiere viaggi a vuoto. I nazisti sanno coniugare una straordinaria crescita dell’industria che trae frutto dalla manodopera degli internati con il piano bellico generale. È una scienza diabolica, un piano studiato in ogni dettaglio, quello che vede Eichmann tra i principali protagonisti . Abbiamo scelto di presentare un montaggio duro, molto sintetico delle immagini registrate al processo. Si vedono Eichmann nella gabbia di vetro, il Procuratore Hausner, il Presidente del Tribunale Moshe Landau, l’avvocato difensore Servatius. Ed i testimoni, Gordon, Welless e Ben Or, membro dello Judenrat. L’intento è stato quello di osservare da vicino l’imputato, di ascoltare le sue prese di distanza, il suo chiamarsi fuori, come mero esecutore di ordini: si capisce invece quanto sia proprio il rifiuto di pensare, di decidere, di prendere posizione a rendere possibili i peggiori crimini che l’umanità ha commesso contro se stessa. Nessun sistema totalitario per affermarsi può prescindere dal trasformare gli individui in ingranaggi incoscienti di una macchina di morte. Far pulizia del mondo. Far trionfare un’idea che si crede assoluta di Bene, eliminando gli individui. Grossman l’aveva capito profondamente. Quella “ordinarietà” del Male, impersonificata da Eichmann, di cui parla Hannah Arendt. Nel montaggio proposto compaiono solo tre vittime testimoni. Le voci dei milioni di sommersi nel genocidio sono invece presenti nei canti religiosi che nei campi risonavano a resistenza morale degli internati. Li ascoltiamo dal Coro delle voci bianche del Conservatorio “Lucio Campiani” e dal Coro del Liceo “Isabella d’Este”, diretti dai Proff. Loregian, Adami e Braghini, protagonisti centrali della rappresentazione. Ani Ma’amin, Io credo, su testo del XII dei Tredici Principi di Fede così come stabiliti da Mosè Maimonide, viene ascoltata nella versione che il rabbino Fastag si dice abbia composto nel 1942, durante le marce verso Treblinka. Shalom Alechem è un canto di pace, per lo Shabbat: parla con le voci dei bambini che ascoltiamo nei ricordi del testimone Welles. Si sentono anche le note del Kaddish, la preghiera per i morti, prima intonate dal violino solo, secondo una melodia della tradizione sefardita, e poi cantate dal baritono nella versione per voce e pianoforte di Maurice Ravel. Con le immagini dei convogli che sui binari corrono fino alla porta di Auschwitz si sentono gli accenti drammatici di Supplication, per violoncello e pianoforte. L’autore è Ernest Bloch, musicista svizzero, emigrato poi in America, le cui origini ebraiche vivono nel tessuto poetico di tutte le sue opere che si rifanno alla musica tradizionale religiosa e popolare. L’Interludio dell’Atto III di Wozzeck di Al- Etty Hillesum ban Berg accompagna l’ultima immagine di Eichmann. Berg, che compose l’opera negli anni ‘20, sembra intuire il futuro quando, mettendo in scena l’annientamento del soldato barbiere Woyzeck ad opera del Dottore e del Capitano, fa pensare sinistramente al dottor Mengele ed agli Ufficiali delle SS che di lì a poco sarebbero comparsi sulla scena del mondo. Sono le parole tratte dal Diario di Etty Hillesum, giovane scrittrice ebrea olandese morta ad Auschwitz, a rendere finalmente il senso della rappresentazione. Se Eichmann dichiarava che l’opporsi alle ingiustizie da parte dell’individuo valesse quanto una “goccia nel mare”, Etty dimostra invece che quella goccia può trasformarsi in un oceano quando gli uomini, che sono sempre chiamati ad essere responsabili, sanno resistere in nome della fratellanza, del rispetto reciproco e dell’amore per la vita. Così come hanno fatto i tanti Giusti che riposano nel Giardino dello Yad Vashem, i quali salvando una vita, come recita il Talmud, hanno salvato l’Umanità intera. È la giovane Etty ancora che sente il dovere di testimoniare, di non dimenticare, di preparare nel cuore un mondo diverso e che al contempo si sforza di capire come il Male sia più vicino a noi di quanto possiamo credere e dobbiamo quindi saperlo riconoscere. Sotto le sue parole si sente la melodia di Avinu Malkenu, il Padre nostro ebraico; a concludere l’inno alla bellezza dell’esistenza scritto dalla Hillesum il Coro canta Hine ma tov, su testo del Salmo 133 di Davide, che dice della gioia degli uomini nell’essere fratelli.
Giovanna Maresta
 
Programma
Ernest Bloch (1880-1959)
Supplication da “Jewish Life” n. 2
Marco Zante, violoncello; Luca Colombarolli, pianoforte
 
Kaddish
Preghiera ebraica per i morti, melodia sefardita
Trascriz. Igor Bianchini
Giacomo Invernizzi, violino
 
Reb Azriel David Fastag (1942)
Ani Ma’amin
XII dei Tredici Princìpi di Fede di Mosè Maimonide
Trascriz. Colombarolli /Bonfà
Clarinetto, violino, violoncello
Coro del Liceo Musicale “Isabella d’Este”
 
Cabbalisti di Tzfat (XVII sec.)
Shalom alechem
Trascriz. Bonfà
Chitarra, violino, flauto
Dora Spanò, voce solista
Coro dei Corsi accademici e preaccademici del Conservatorio di Musica “Lucio Campiani”
 
Maurice Ravel (1875-1937)
Kaddish per canto e pianoforte
Solista: Liu Tong, Chen Shuheng
 
Alban Berg (1885-1935)
Wozzeck Interludio Atto III
Trascriz. Igor Bianchini
Pianoforte, violino, violoncello, flauto primo, flauto secondo, clarinetto, sax soprano, sax contralto, sax tenore, fisarmonica, chitarra, arpa, timpano, tam tam, tamburo piccolo, tamburo grande
Romano Adami, direttore
 
Max Janowski (1912-1991)
Avinu Malkenu
Trascriz. Colombarolli /Bonfà
Flauto, chitarra
Lettrice: Giovanna Maresta
 
Hine ma tov
Canto religioso ebraico per lo Shabbat
Trascriz. Bonfà
Violino, violoncello, arpa, chitarra, clarinetto, fisarmonica, flauto, percussioni.
Solista: Liu Tong
Coro dei Corsi accademici e preaccademici del Conservatorio di Musica “Lucio Campiani”
Coro del Liceo Musicale “Isabella d’Este”
 
LETTURE
Etty Hillesum (1914-1943) Dal “Diario” edizione Adelphi -
Pagg. 102, 134, 169, 179

Quando

  • Domenica, 24 Gennaio 2016 21:00

L'evento fa parte della rassegna "Il Conservatorio per la Settimana della memoria 2016"

Icona del PDF Programma completo della rassegna, Icona del PDF Locandina della rassegna

Il Conservatorio per la Settimana della memoria 2016. Responsabilità, colpe, resistenze, opposizioni: scelte individuali e collettive durante la Shoah

Dal 22 al 28 gennaio 2016

 
Memoria ovvero Responsabilità. Nessuno può chiamarsi fuori. Nessuno può dire “io non sapevo.. mi occupavo del mio”
È questo il monito lanciato dal percorso didattico e culturale proposto quest’anno dal Conservatorio di Musica “Lucio Campiani” in collaborazione col Liceo Coreutico Musicale “Isabella d’Este” e Istituto “Carlo d’Arco”. Percorso composito di approfondimento, di documentazione, di azione scenica e di musica. Musica a commento, musica a testimonianza, musica a lenimento. Il tema centrale è la figuretta grigia ed insignificante di Adolf Eichmann, il “ragioniere della morte”, l’emblema di quella banalità del male così lucidamente enunciata da Hanna Arendt, quel male dal volto ordinato e rassicurante del grigio burocrate che “fa il suo dovere”, che ordina carte e numeri senza alzare gli occhi dalla sua tranquilla scrivania. Non guarda oltre, non è interessato a comprendere il vasto disegno di sterminio di cui la sua figura è funzionale ingranaggio. Quel male così banale, fatto di carte, di conti, di abitudini, di ordinata quotidianità, di colpevole miopia minaccia anche la contemporaneità. Quel male oggi è nello sguardo distratto alle immagini di tragici cortei di morte da cui l’umanità si svela come epifania dolente nella sembianze di un bimbo con scarpette, maglietta rossa e bragotte abbandonato inerte sulla battigia del mare nostro. Il male è nello sgomento presto dimenticato. Nell’abitudine alle immagini di sofferenza e di morte. Nel richiudersi nelle nostre piccole vite dai tanti problemi quotidiani. Nel chiamarsi fuori... Non saremo proprio noi a dover salvare il mondo!? E invece no! Siamo uomini e nulla dell’uomo può esserci alieno. La nostra umanità ci richiama alla responsabilità dell’altro e quindi alla responsabilità della storia. A questo siamo chiamati: “virtute e canoscenza”. Il racconto del male è duro e scomodo, ma doveroso e il percorso della conoscenza è anche dolore... La musica tuttavia lenisce, accompagna, ritesse e ricompone. Ecco il senso di un percorso articolato di arte e conoscenza che il nostro Conservatorio ha messo in campo insieme al Liceo “Isabella d’Este”. Giovani musicisti e studenti, insieme a docenti appassionati offrono alle scuole e alla cittadinanza una loro produzione culturale ancora una volta di alto profilo, di grande valenza. Il loro impegno è un grande tributo al dovere di una memoria che non può che essere monito per il presente. A loro va la nostra più profonda gratitudine: a questi giovani, ai loro docenti, a tutto lo staff tecnico di supporto, al Presidente Onorario prof. Sergio Cordibella, al Presidente dell’Associazione Amici del Conservatorio Maestro Giordano Fermi, alla Dirigente dell’Istituto Superiore “d’Arco-Este” prof.ssa Maria Rosa Cremonesi, al prof. Andrea Ranzato, a quanti si sono cimentati a vario titolo in questa impresa grande e a quella straordinaria fucina di arte, di idee e di cuore che è la prof.ssa Giovanna Maresta.
 
M.o Salvatore Spanò, Direttore del Conservatorio
Dott.ssa Francesca Zaltieri, Presidente del Conservatorio

 

Per informazioni

   0376.324636

 

Ingresso

Gratuito con prenotazione obbligatoria: 0376.324636 - comunicazione@conservatoriomantova.com

 

Dove

Teatro Scientifico del Bibiena
Via Accademia, 47 - Mantova

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